
Archivio tesi premiate
dott.ssa Elena Alfano
"La responsabilità civile per difetto di organizzazione"
Relatore: Ch.mo Prof. Carmine Donisi
Il leitmotiv di queste pagine è la dimostrazione di come la responsabilità civile segua i mutamenti incessanti della società moderna, spingendo il giurista ad un’opera continua di sistemazione, di adattamento, di revisione delle nozioni, dei concetti, finanche delle finalità perseguite.
Tra i cambiamenti sintomatici del nascere di una società nuova di tipo tecnologico, vi è in primis l’affermarsi di una filosofia aziendale e, quindi, il porre come fondamento dell’agire umano il concetto di organizzazione strutturale. In particolare, nell’attuale momento storico, l’impalcatura a sostegno di una qualsivoglia esperienza professionale è sempre più spesso una struttura organizzata, improntata non solo su di una plurisoggettività numerica e specialistica degli uomini agenti al suo interno, ma caratterizzata anche dall’impiego ordinario di strumenti, mezzi, attrezzature più o meno tecnologicamente avanzate.
Se si volge lo sguardo verso la gran parte delle attività economiche, ci si rende immediatamente conto che, a reggerne il peso, non è più l’iniziativa individuale la quale, perdendo il suo ruolo egemone, ha finito col calarsi al servizio di una più ampia iniziativa collettiva. In effetti l’idea di gruppo organizzato, di équipe, di staff ha invaso ogni tipo di attività, non solo quelle propriamente imprenditoriali (pubbliche o private), ma anche ambiti istituzionali, impegnati nella prestazione di beni, servizi essenziali riconosciuti dalla nostra carta costituzionale. Le attività chiamate in causa sono le più disparate e di natura giuridica eterogenea: si va dal settore medico-sanitario, a quello dei trasporti, dalla giustizia fino ad arrivare ad un universo di imprese, di diversa dimensione, pronte ad offrire prestazioni di ogni genere (tour-operator, banche, servizi postali, etc.). In questo modo di gestire le esigenze del pubblico e gli interessi economici, l’iniziativa del singolo diviene, dunque, parte del tutto, elemento di un’organizzazione complessa nella quale la propria identità, il proprio ruolo si diluisce, divenendo strumento utile in vista del raggiungimento dello scopo del gruppo. E’ naturale constatare che l’organizzazione strutturale sia ormai diventata metodo-mezzo fondamentale della produzione e che, quindi, essa tenda sempre più a perfezionarsi e a specializzarsi. Nonostante la volontà di efficienza, aspirazione questa dettata anche da precise regole aziendali (migliore è il servizio, più volentieri si sarà disposti a pagare per accedervi!), la casistica dei danni derivanti da difetti, carenze, inefficienze, défaillances in genere connesse all’organizzazione, rivela fatti che sono all’ordine del giorno. E’ questa una delle nuove figure di danno alla quale siamo, purtroppo, esposti un po’ tutti, in quanto utenti, consumatori, ma sopratutto in quanto uomini moderni. L’illecito per difetto di organizzazione, “figlio” dunque di un nuovo modo di organizzare l’agire economico, non ha mancato di accendere dubbi, dibattiti sul tipo di responsabilità prodotta, sugli ambiti entro i quali è possibile coglierne le manifestazioni, nonché sui mezzi per arginarlo.
Nel presente lavoro, dopo aver tracciato (nel primo capitolo) le diverse tappe della metamorfosi coinvolgente l’istituto della responsabilità civile, quale naturale luogo d’incontro tra le esigenze della società e le risposte del diritto ed aver condotto (nel secondo capitolo) brevi, ma necessarie riflessioni sul concetto di “organizzazione aziendale”, ho analizzato (“con l’occhio critico del giurista e lo stupore del profano utente”) i possibili ambienti entro i quali la nuova, quanto diffusa figura dell’illecito per difetto di organizzazione costituisce, ormai, una realtà attuale ed in espansione.
Il danno alla persona per inefficienza della struttura sanitaria costituisce il nucleo centrale dell’indagine. Il terzo capitolo accoglie, infatti, un’attenta analisi della problematica dell’inefficienza organizzativa e strutturale del settore sanitario, in una ampia prospettiva volta a coglierne, in primis, gli aspetti giuridici (il rapporto tra struttura e paziente, la responsabilità della struttura sanitaria, l’approdo al «contratto atipico di spedalità», il concetto di «buona organizzazione», i criteri di valutazione ed imputazione della responsabilità della struttura e del personale in questa operante), senza, però, tralasciare un approccio empirico (il rischio di inefficienza nella peculiare esperienza del chirurgo d’urgenza, i riflessi assicurativi del danno de quo, con la prospettazione di tre possibili soluzioni: assicurazione obbligatoria, sistema di responsabilità civile unito a regole di sicurezza sociale e risk-management) ed un esame comparativo (attraverso un confronto con la disciplina del difetto di organizzazione nell’ordinamento francese, tedesco, belga ed americano).
Nel quarto capitolo sono state analizzate le disfunzioni dell’ordinamento giudiziario: l’inadeguatezza dell’apparato strutturale in rapporto ad una crescente domanda di giustizia e le relative implicazioni (la legge c.d. Pinto: dal diritto al processo «temporalmente» giusto, al diritto alla riparazione dei danni da durata irragionevole del processo).
Da ultimo, il quinto capitolo delinea le possibili ulteriori frontiere dell’illecito per difetto di organizzazione. In particolare si è rivolto lo sguardo verso le diverse forme di responsabilità della P.A. riconducibili, lato sensu, all’illecito de quo: l’inerzia della pubblica amministrazione tra obbligatorietà dell’azione amministrativa e silenzio significativo e non significativo; la responsabilità del servizio postale. Possono essere, altresì, ricondotti, nell’alveo dei possibili “sintomi” di un’organizzazione difettosa: il «danno da vacanza rovinata», la mala gestio dei servizi di trasporto (in particolare, il danno da ritardo) ed, infine, l’overbooking (fenomeno patologico tipico del trasporto aereo).
Il lavoro è stato condotto sulla scorta di ampia bibliografia.
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