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dott. Filippo Maisto
L'apprezzabilità dell'interesse nei divieti convenzionali di alienazione
Relatore Ch.mo Prof. Carmine Donisi
Il divieto convenzionale di alienazione “ ha effetto solo tra le parti “
(art. 1379 c.c.).
Si delinea la valutazione ,alla stregua della quale in caso di inottemperanza al divieto l’atto di alienazione è valido – sì che il terzo acquista il diritto - , ma l’alienante è tenuto a risarcire i danni al promissorio:L’obbligazione risarcitoria ,sia pure surrettiziamente, è in grado di restringere il potere di disposizione del promettente: In tale limitazione al potere di disposizione ( art. 832 c.c.) si esplica un sacrificio del principio d’ordine pubblico economico della libera circolazione dei beni.
Alla luce del principio della libera circolazione dei beni dal requisito legislativo dell’ “apprezzabilità dell’interesse” si delinea il criterio di giudizio,il quale subordina la validità del patto di non alienare al perseguimento di utilità in grado – in conformità alla gerarchia dei valori dell’ordinamento – di controbilanciare il sacrificio della libera circolazione dei beni.
Tali sono gli obbiettivi superiori della salvaguardia e della promozione della persona umana e quelli pariordinati pure strumentali all’efficienza economica.
Al medesimo bilanciamento è diretto anche il criterio di valutazione sotto il profilo temporale dell’efficacia del divieto, il quale si configura nel requisito legislativo dei “convenienti limiti di tempo “
L’obbiettivo di salvaguardare la libera circolazione dei beni informa anche le valutazioni ,alle quali sono sottoposti i divieti convenzionali di alienazione tipizzati dal legislatore ( artt. 965/3 , 980 , 1260/2 , 2355/3 , 2479 c.c.)
Si configura un rapporto di genus a species rispetto al fenomeno delineato dall’art. 1379 c.c. Questo canone di individuazione normativa comporta che i requisiti dell’”interesse apprezzabile” e dei “convenienti limiti temporali “ operano anche per le figure di patti di non alienare legislativamente tipiche.
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