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dott.ssa Viviana Vargiu
I contratti di fornitura dei sistemi informatici
Relatore: Ch.mo Prof. Carmine Donisi
La riflessione sui contratti di fornitura di sistemi informatici si apre con un’attenta disamina della correlata fenomenologia e delle problematiche in essa affiorate.
Negli ultimi anni si è registrato il diffondersi di condizioni generali di contratto, nonché di moduli e formulari predisposti unilateralmente dal produttore e/o fornitore, con grave nocumento per la libertà contrattuale dell’utente, già privo di un’adeguata tutela nei confronti del pericolo di clausole vessatorie, malgrado l’impegno profuso dal legislatore interno e da quello comunitario al fine di garantire l’aequalitas contrahentium.
Il minor grado di cultura informatica di cui l’utente risulta provvisto lo espone, altresì, all’eventualità che il sistema computerizzato non soddisfi le sue specifiche esigenze. Per neutralizzare gli effetti sfavorevoli di tale “asimmetria informativa”, la giurisprudenza, invocando il principio della correttezza nelle trattative, ha potenziato l’obbligo di informazione prenegoziale a carico della parte “tecnicamente” competente. Con analogo intento la dottrina ha teorizzato l’assunzione da parte del professionista di un’obbligazione di risultato.
La supremazia economico – contrattuale, di cui gode il fornitore, trae vantaggio anche dalla prassi, nota come “unbundling”, di concludere contratti differenziati ed autonomi per ciascun elemento della fornitura (hardware, software, servizi di assistenza e manutenzione), prassi che limita il “potere di reazione” del cliente in ambito processuale. Invero, l’inadempimento di un contratto non potrebbe, stricto iure, riflettersi sugli altri.
La molteplicità di documenti prospetta un problema di qualificazione della fattispecie contrattuale in analisi. Occorre discernere se essa si traduca in una pluralità di negozi o integri piuttosto un’unità giuridica. In via preliminare, nella dissertazione, si analizzano le singole figure contrattuali che possono comporre la fornitura di sistemi informatici. Si tratta di schemi che mutuano la propria disciplina dalle norme di diritto comune, opportunamente adattate alle peculiarità del bene commercializzato. Taluni di essi evidenziano un considerevole grado di atipicità, temperata dalla loro circolazione sopranazionale e non tardano a sollevare interrogativi concernenti il proprio inquadramento giuridico e, talora, la propria compatibilità con la normativa nazionale, come nel caso della cosiddetta “licenza a strappo”.
Abbandonato l’approccio atomistico, il discorso s’incentra sulla questione nodale della classificazione giuridica. Nel terzo capitolo vengono illustrate le principali tesi susseguitesi in merito, quali il collegamento negoziale, il contratto misto, il “contratto - operazione economica”, ponendo l’accento sui rispettivi punti di forza e di debolezza. Nel dettaglio, la plausibilità delle differenti soluzioni viene saggiata in rapporto alla patologia, genetica e funzionale, dei contratti in esame e, segnatamente, alla tematica dell’inadempimento, con l’ausilio di una congrua casistica giurisprudenziale.
La verifica così condotta suffraga la convinzione che la suggestiva prospettiva qualificatrice del “contratto - operazione economica” possa, più delle altre, riequilibrare la ripartizione della responsabilità negoziale e del rischio tecnologico tra i contraenti. Essa consente una ricostruzione dell’assetto economico – contrattuale, ispirata al canone della buona fede, con la quale si conferisce rilievo giuridico ad ogni interesse positivo e lecito che abbia condizionato la formazione e l’espressione dell’accordo, costituendone la “funzione pratica”.
Completa la trattazione un capitolo dedicato all’acquisizione di prodotti e servizi informatici da parte della P.A., nel quale, privilegiando gli aspetti civilistici dell’argomento, si dà risalto all’incidenza del ruolo di “contraente forte”, che il soggetto pubblico incarna, sul contenuto e sulla procedura contrattuale
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